Si svolge domenica 3 Maggio un convegno in EXPO dedicato ai patrimoni UNESCO nel quale si parlerà del paesaggio di Pantelleria. Considerando la situazione, piuttosto paradossale, in cui il paesaggio rurale è relegato al ruolo di comparsa, piuttosto che essere uno dei principali elementi fra quelli proposti dal “sistema Italia” in EXPO bisogna essere contenti. Anche perché, una irripetibile serie di fortuite circostanze, ha permesso di inserire Pantelleria fra i paesaggi esposti nel padiglione ZERO di EXPO. L’isola è uno dei più straordinari paesaggi storici che l’Italia possiede, già inserito nella lista del Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali storici come simbolo dalla capacità di integrare produzione , bellezza, capacità di adattamento al clima e valori sociali. La vite ad alberello di Pantelleria è inoltre inserita nel patrimonio immateriale UNESCO anche se questo “paesaggio di pietra” avrebbe avuto tutte le carta in regola per candidarsi anche come paesaggio culturale. Oltre a rappresentare un luogo in cui l’agricoltura ha saputo adattarsi splendidamente alle peculiarità climatiche di questa parte del mediterraneo, Pantelleria è uno dei migliori esempi della stratificazione di culture diverse che in un arco temporale millenario hanno creato un paesaggio unico caratterizzato da elementi quali gli orti panteschi, gli oliveti bassi, i cappereti terrazzati, i vigneti ad alberello, quasi tutti terrazzati, associando la cultura araba a quella greca e a quella delle popolazioni italiche.
L’eccellenza vitivinicola trova in questa piccola isola una completa realizzazione, dimostrando che si può produrre vino senza la meccanizzazione spinta usata in tante altre viticolture e non soltanto preservando “anche” il paesaggio, come se questo fosse un effetto collaterale positivo della viticoltura. Piuttosto è il paesaggio prodotto della storia che offre le condizioni per una viticoltura di grande qualità. In Italia i sistemi agricoli a bassa intensità, simbolo e testimonianza di pratiche tradizionali e di cultura , rivestono un’importanza fondamentale per valorizzare le nostre risorse paesaggistiche e le realtà socioeconomiche ad essi associate. E’ interessante osservare come sempre più spesso esperti di viticultura che per anni hanno relegato questi sistemi agricoli alla marginalità economica e qualitativa, apprezzino un modo diverso di fare vino che pone finalmente in primo piano la cultura locale ed il paesaggio, rinunciando ad inseguire modelli tecnici e paesaggistici estranei all’Italia, che alla fine ci rendono anche meno competitivi, oltre che meno sostenibili. Allo stesso modo i fautori di una biodiversità da qui l’uomo è stato quasi sempre escluso, si rendono sempre più conto che la diversità bioculturale espressa da paesaggi come quello dell’isola se da un lato è uno dei tanti aspetti del tema globale della biodiversità, dall’altro rappresenta la migliore espressione dell’eccellenza che il nostro paese rappresenta a livello mondiale su questo tema. La notizia è che l’agricoltura tradizionale è il fattore centrale non più marginale o di disturbo al sistema ambientale.